Perché teniamo tanto alla esclusività del nostro nome, della nostra posizione, delle nostre acquisizioni? L’essere anonimi è forse degradante, l’essere sconosciuti forse spregevole? Perché diamo tanto la caccia a tutto ciò che è popolare, famoso? Perché non ci accontentiamo di essere noi stessi?
Da: unabellapersona[at]anche.no
Devo dire che questa nuova esperienza da anonimo non mi dispiace per niente; mi spiego meglio. COndiVIDi il tuo nome, la tua vita privata, il lavoro, la famiglia, sessualità, stati d’animo spesso ignorati, la tua faccia, selfie, stories, dati personali. Prima o poi tutto questo diviene routine, e nemmeno te ne accorgi. In un mondo virtuale sempre meno virtuale, ti ritrovi moralmente schiacciato dalle contraddizioni più disparate.
Una tra tante? Le amicizie reali ed il loro peso [piuma] virtuale. Invece, non sentirsi costretti a mantenere alta l’attenzione su legami fittizi la trovo una liberazione. Durante questa esperienza ho rivalutato in primis i social. Dopo 10 anni mi sono re-iscritto a Twitter: @bellapersonaa.
La trovo una gabbia simpatica, piena di persone ed i loro cinguettii più bizzarri.Ci sono persone che racchiudono in soli 140 molto più di una storia Instagram di 10 secondi, fidatevi. Seguo politicamente corretti, scorretti e confusi [i più divertenti] tra il fricchettone, il manager, il disoccupato, il pervertito, la casalinga esibizionista, l’adolescente in cerca di attenzioni, la studentessa, la femminista, il nerd, l’hacker, personaggi inventati.. credo ci siano anche persone normali. Insomma, c’è davvero di tutto, anche @Dio! Insomma, Twitter rievoca un po’ l’atmosfera di quelle chattate degli anni ’90 dove esisteva ancora una curiosità genuina e la possibilità di andare offline.
Per quanto se ne dica che siamo online ²4/²4, io da quando non ho un volto inizio ad apprezzare tutti i momenti offline, gli sguardi e la vita vera.